La differenza tra militare e mercenario dovrebbe essere evidente. Il militare prende le armi nel nome del proprio paese, per dirla con tutta la retorica patriottarda che sorvola su guerre giuste, ingiuste, giuste solo se si uccidono solo i cattivi e invece guerre brutte brutte se a morire sono i bambini, mentre il mercenario è uno che spara, uccide e dice le parolacce ma solo se a pagarlo è un privato e non uno Stato. A volte ci sono Stati che pagano i privati per fare la guerra, come i famigerati contractors americani in Iraq, ma qui apriremmo una parentesi lunga quanto la lista dei morti del suddetto conflitto e poi, da ultima trovata per stimolare l’economia depressa di questi tempi, abbiamo i privati che pagano i soldati veri (quelli pubblici diciamo, quelli con l’uniforme, il cappello, l’alzabandiera, l’inno cantato nel piazzale della caserma, insomma tutte le cose che se avete fatto la naja, e se non l’avete fatta peggio per voi mezzeseghe, dovreste conoscere). Questi privati sono in genere i proprietari delle navi mercantili costrette a navigare dalle parti dell’Oceano Indiano che, per scongiurare i rischi di vedersi svanire sotto al naso nave, carico ed equipaggio, preferiscono affidarsi, dietro lauto compenso, alla protezione di militari ben addestrati della marina. A sancire questo patto pubblico-privato vi sono persino accordi internazionali sotto l’egida di organismi sovranazionali come la Nato e la UE. Un po’ come se il vostro vicino vi stesse sui coglioni e voi per spaventarlo allungaste un centone al vigile che così gli fa la multa o come se in caso di ritardo domandaste, in cambio del giusto corrispettivo, un passaggio alla volante della polizia col lampeggiante acceso. Ci sarebbero così tutta una serie di possibilità per fronteggiare i tagli di bilancio, basta solo un pizzico di fantasia nel mettere a frutto le possibilità offerte dal libero mercato.
Per chi ancora non ci fosse arrivato, si parla dei due marò arrestati in India per l’omicidio di due pescatori al largo delle coste del Kerala. La questione non è la legittimità del fermo, dell’eventuale processo, la presunta innocenza o il conflitto di competenze giuridiche tra noi e gli indiani; la questione risiede nell’abominio legislativo e politico atto a consentire che personale arruolato, addestrato e inquadrato nell’Esercito Italiano possa essere prestato, a pagamento, gratis o in natura, a qualsivoglia soggetto privato per i suoi, legittimi o meno, scopi. Un ennesimo abuso orchestrato nella gestione della cosa pubblica a danno dei cittadini italiani. Nel cui nome non si può impunemente uccidere nessuno.