martedì 10 aprile 2012

(Senza) scarpe rotte, eppur gli tocca andar

I naxaliti, ovvero i “ribelli maoisti indiani” per dirla alla maniera dei media, sono i miei nuovi eroi. Lo erano da prima del rapimento dei due viaggiatori italiani, da quando mi sono reso conto che a giocare alla rivoluzione a questo mondo sono rimasti davvero in pochi (io mi chiamo fuori perché faccio il teorico col culo al caldo e allo stadio non sventolo neppure la bandiera No Tav sennò mi prendo le mazzate). C’è un libro recente che ne narra le gesta, “In marcia con i ribelli” di Arundhati Roy, che se non sapete chi è forse avete sbagliato blog, quello su X-factor è in fondo a destra, prego. È un reportage fatto alla vecchia maniera, cioè sul campo, passo dopo passo, tra fango, sudore, cieli stellati e tanta fatica, che spiega nel dettaglio cosa sono, cosa fanno i Naxaliti e perché. Nel loro caso la politica c’entra poco. Il maoismo è lo spunto da cui muovono per difendere le proprie terre e le proprie vite da chi nel nome del profitto è determinato a distruggere ogni possibile interferenza. Rappresentano un’India senza voce e senza speranza, il cui futuro è un esile filo appeso agli umori di un colosso la cui crescita pare inarrestabile. Ma la crescita dell’India è la crescita dei cento più ricchi che detengono un quarto del pil, è la crescita di un paese con ottocento milioni (800 milioni!) di contadini espropriati. Espropriati per fare posto a miniere, giacimenti, infrastrutture, dighe affinché la terra violentata, avvelenata, uccisa possa generare la vera ricchezza. Non più la ricchezza falsa prodotta da chi con la terra ci vive, da chi la coltiva e la rispetta e ne ricava i frutti per il sostentamento dignitoso di sé e della propria famiglia ma la ricchezza “vera” delle multinazionali che nel nome di essa comprano governi, eserciti, polizia per distruggere villaggi e deportare e uccidere chi ci vive. Nel corso degli anni questo lucido piano di sterminio ha trovato unica opposizione nei ribelli delle foreste, quelli che la stampa italiana descrive come fanatici provenienti dal passato e la stampa locale come terroristi, “la più grande minaccia interna alla sicurezza del paese”, come li ha definiti il primo ministro Chidambaram, quando in realtà questi pochi disperati, il cui destino pare segnato verso una sconfitta così inesorabile da lasciare l’illusione che un giorno un dio che non c’è possa giocare coi dadi senza truccarli ribaltandone le sorti, questi reietti, diseredati senza terra hanno realizzato il sogno di tutti i rivoluzionari del mondo, ingrossando giorno dopo giorno, villaggio dopo villaggio, le proprie fila. Poveri con i poveri, ultimi tra gli ultimi per dare ancora una speranza a se stessi e a tutti noi testimoni inermi dell’agonia di questo mondo malato.

3 commenti:

  1. libro nero del comunismo12 aprile 2012 alle ore 20:08

    ma quanti morti ha fatti mao????sei proprio uon comunista di merda!!

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  2. trota, stai buono dai, che ne hai già combinate abbastanza. lascia fare ai grandi, ora

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  3. non trovo il link al blog di X factor!

    maurizio

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