venerdì 30 dicembre 2011

Perché Dio non è grande. A differenza di Christopher Hitchens

Chissà se tra cinquanta, cento, duecento anni Christopher Hitchens verrà ricordato come uno dei pensatori di riferimento del secolo ventuno. Chissà se avrà l'onore di essere studiato, approfondito e commentato allo stesso modo in cui lui ha studiato, approfondito e commentato Kant, Wittgenstein, Hegel e compagnia. Chissà se "Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa" sarà la ragion pura dei posteri. E' certo però che Hitchens ha rappresentato e continuerà anche a farlo dopo la sua morte una boccata d'aria, necessaria e consolante, di fronte alla pervicace ottusità dei credenti. Vivere una vita degna e morale senza il timore di un dio crudele e vendicativo, godere del proprio libero arbitrio senza innati sensi di colpa, comprendere e conoscere i fenomeni naturali senza la presunzione di ricondurre tutto a un fantomatico disegno sovrannaturale sono solo alcuni dei numerosi suggerimenti lanciati al lettore per un completo utilizzo del proprio cervello. E l'autore indaga con dovizia di nozioni e precisione storica, accompagnando il lettore grazie a una prosa diretta ed essenziale lungo un viaggio esaltante, ironico e sorprendente. Un viaggio che porta all'inevitabile conclusione di quanto la religione, ogni religione, sia stata e sia tuttora uno strumento di oppressione, prevaricazione e abuso. Un mezzo affinché pochi privilegiati potessero vessare la moltitudine. Poco per volta, molto lentamente, razionalismo e laicismo si conquisteranno il proprio meritato spazio, anche se la battaglia è ancora lunga. Ma grazie a studiosi come Christopher Hitchens sappiamo che ce la faremo.

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