giovedì 2 febbraio 2012

Acab non è un film

Compiacere i potenti è una tentazione più facile di quanto si possa pensare. Lo si fa da bambini con la maestra per un voto in più rispetto al vicino di banco, con la zia dal fiato pestilenziale per la mancia, lo si fa da adulti per procacciarsi i favori di un capufficio odioso o per uno sconto del dentista. L’arte di esercitare blandizie è quindi innata nell’animo degli uomini, specie esperta nell’adattare le proprie esigenze alle circostanze contingenti. In breve, è istinto di sopravvivenza. Per alcuni soggetti però i limiti che l’umana decenza pone a tale atteggiamento sono piuttosto elastici. Non si accontentano di svolgere il ruolo di comparse nel gioco delle parti dell’umana commedia ma scelgono, con cosciente e coerente ostinazione, di indossare le comode vesti dei servi pasciuti dalla generosa mano del padrone, alla stregua di cani fedeli disposti a tutto per una carezza. Celati dietro al paravento dei falsi valori del capitalismo e del benessere individuale, anteposti innanzi alle rivendicazioni dei propri simili oppressi dall’iniquità di leggi e istituzioni. Sono i guardiani del sistema, professionisti della violenza e mercanti di menzogne, ipocriti consapevoli e convinti delle distorte virtù degli apparati di controllo e repressione; i più furbi di essi non indossano divise, lusinghevoli concessioni per gli sprovveduti, ossi per bestie addomesticate, ma vestono panni mutevoli, maschere per camuffare l’infamia di atti liberticidi. Sono cannibali, avvezzi a divorare i propri simili pur di proteggere  lenoni che rappresentano l’1% dell’umanità e abusano del restante 99%. Hanno un prezzo, non necessariamente economico o materiale, perché ogni uomo ce l'ha, anche se quello di costoro è misero come le loro anime.

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