martedì 3 gennaio 2012

Orari liberi, lavoratori schiavi


Con la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali entriamo finalmente nel terzo millennio. Non sfiguriamo nel confronto col resto dei paesi occidentali più evoluti e ci teniamo al passo coi paesi emergenti. Ne beneficerà la concorrenza e di conseguenza i prezzi saranno più vantaggiosi per tutti. Nuovi impulsi ai consumi per far ripartire l’Italia. Cazzate. Orio al Serio (prima località a mettere in pratica l’iniziativa) non è New York, e non lo sono nemmeno Milano, Roma e il resto d’Italia. Ma al di là di questa banale considerazione, l’apertura h24 e 7 giorni su 7 di negozi, bar e centri commerciali non è un passo avanti per il paese ma l’ennesimo passo indietro per i diritti dei lavoratori. Le conseguenze, facili da prevedere, vedranno i piccoli commercianti a vocazione familiare costretti, per restare competitivi, a incentivare il ricorso all’aiuto dei parenti, vedremo nonne, zii e zie, cugini alla lontana alternarsi alle casse, senza contratti e retribuiti in nero (pratica poco diffusa in Italia, si sa), mentre i grandi centri commerciali, gestiti da multinazionali poco o nulla esposte alla crisi globale, potranno prosperare impiegando le categorie meno garantite come giovani, donne, immigrati grazie alla giungla dei contratti di lavoro e all’impossibilità per molti di rifiutare un impiego. Con la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, altra banale valutazione, i ricchi diventeranno sempre più ricchi e poveri dovranno pure ringraziarli per averli sfruttati.

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